“Quando tutto sembra perduto, una voce invita a proseguire il cammino, a compiere dei passi, a elevare lo sguardo, ad avere fiducia”. Ego Vici Mundum letteralmente “Io ho vinto il mondo” è una citazione del vangelo scolpita su una delle volte della chiesa di S. Ignazio di Loyola a Roma ed un invito a discernere tra bene e male.

É da questa esortazione che voglio partire per fare una riflessione sul periodo pasquale.

Il significato letterale del termine Pasqua, che sia tradotto dal greco “pascha” o dall’aramaico “pasah”, indica in modo inequivocabile sempre lo stesso proposito: passare oltre. Che si commemori l’esodo del popolo di Israele verso la libertà descritto nel secondo libro del Vecchio Testamento, o la Risurrezione di Cristo che sconfigge la morte trattata nei Vangeli, è evidente che entrambi celebrino un particolare momento di transizione, da schiavitù, peccato e sofferenza alla completa redenzione.

Mai, come oggi, questo messaggio spirituale proveniente dal passato, attraverso più duemila anni di storia, afferma, con formidabile vigore la sua attualità.

Vivere con fede, cioè con la consapevolezza, che i mali che affliggono lo spirito dell’uomo si possano vincere, rappresenta già il primo passo per procedere nella giusta direzione.

È proprio questo il messaggio della Pasqua, un incitamento a scoprire una rinnovata convinzione nel nostro credo, dove fiducia e speranza promuovano, come l’estremo sacrificio di Cristo sulla croce, il nostro “passare oltre”.

Agli studenti di Gabelli School of Business e di Fordham University, vorrei rivolgere una esortazione speciale affinché il loro spirito giovane ed entusiasta, rivolto al futuro, si orienti, in questo periodo ricco di difficoltà ma anche di opportunità, al raggiungimento dei propri obiettivi con impegno e dedizione. Nonostante il susseguirsi di fasi critiche che condizionano severamente l’attuale andamento globale, con conflitti, crisi economiche, disastri ambientali e non solo, incoraggio le nuove generazioni ad operare le proprie scelte con un atteggiamento positivo.

È di fondamentale importanza che i giovani credano nel futuro, nella possibilità di cambiare le cose in meglio, adottando “un nuovo linguaggio” più universale, che favorisca la relazione e non la prevaricazione; che sia in grado di creare coesione tra gli uomini, senza erigere muri.

A tal proposito, voglio rammentare che il discernimento ignaziano, ci viene incontro proponendosi come strumento di straordinaria efficacia, in grado di farci operare scelte più adeguate sia in ambito personale che professionale.

Non facciamoci scoraggiare dalle avversità, la leadership è anche resilienza, quell’innata capacità “evoluzionistica” dell’uomo che gli permette di adattarsi alle avversità a cui spesso è sottoposto, senza arrendersi e senza fiaccare il suo spirito pionieristico. La società, nella quale stiamo vivendo, così sfidante, così complessa, ci vede testimoni di alcuni avvenimenti drammatici che coinvolgono inevitabilmente tutta la collettività.

In questa ricorrenza cristiana, il senso della parola “sacrificio” assume per me un significato particolare: l’impegno. Sono sicuro che determinazione, motivazione e senso di responsabilità delle generazioni future saranno in grado di costruire un equilibrio migliore, senza compromessi, ovvero senza abbassare la testa di fronte ai mali della vita, sicuri che la luce della speranza sarà sempre accesa.

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