Teheran si affaccia all’Occidente. L’accordo siglato a Vienna con i rappresentanti dei ‘5+1’ sul futuro del programma nucleare iraniano è cosa fatta. Grandi le aspettative per l’Italia. Andrea Mennillo, intervistato a Milano Expo, in occasione del National Day della Repubblica Islamica dell’Iran.

1. Un appuntamento importante quello che si è svolto nella città meneghina e che apre la strada a una rinnovata collaborazione tra Italia ed Iran. C’è da essere ottimisti?

Partiamo da un dato di fatto: l’accordo tra Teheran e le potenze mondiali sul futuro del programma nucleare iraniano è ormai raggiunto. La nostra Federica Mogherini, alto rappresentante Ue, nell’incontro con il ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, si è mostrata molto ottimista. Lo stesso Zarif, da parte sua, ha definito l’accordo ‘storico’ e tale va considerato sia perché apre la strada alla speranza di un miglioramento delle relazioni in Medio Oriente, sia perché in un momento come questo, offre all’economia italiana nuovo ossigeno per tornare a crescere.

2. C’è chi teme che con i miliardi di asset che verranno scongelati (almeno 100 miliardi di dollari), l’Iran possa finanziare gruppi di estremisti o terroristi e governi considerati nemici dell’Occidente. Quanto è reale il pericolo?

Io confido che gli iraniani rispetteranno gli impegni assunti. Sarà importante saper leggere in tempo reale l’evoluzione degli equilibri interni al Paese fra l’ala più morbida e aperta al dialogo e gli hardliner. Personalmente sono fiducioso, perché le ricadute positive dell’accordo dovrebbero accrescere la popolarità del Presidente Rowhani in vista delle elezioni parlamentari del 2016 e delle Presidenziali del 2017, favorendo l’ala moderata rispetto a quella oltranzista. È comunque un rischio che dobbiamo correre. Non dimentichiamo, poi, che le restrizioni al commercio di armi resteranno in vigore per i prossimi cinque anni almeno e, grazie ai controlli periodici che verranno effettuati da UE, US e dai vari organismi internazionali, quali ONU e IAEA (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), si potranno bloccare sul nascere eventuali violazioni dei patti. In tal caso, l’accordo potrà dirsi sciolto. Ma questo epilogo sarebbe una sconfitta per tutti, perché non è con le sanzioni che si risolvono i problemi.

3. Dall’analisi del centro studi di Confindustria è stato evidenziato come la progressiva revoca delle sanzioni avrà un impatto diretto sulla crescita dell’economia iraniana. Quali strumenti si possono utilizzare per creare le basi di una più stretta cooperazione?

E’ un fatto che le sanzioni abbiano gravemente penalizzato l’economia iraniana. Senza, il PIL del Paese sarebbe potuto essere un 20% più alto. Dall’anno prossimo potremo assistere a una ripresa della crescita e a una graduale normalizzazione dell’economia. In primis un calo dell’inflazione, che comunque potrebbe rimanere su livelli importanti a causa dell’abbondanza di liquidità sul mercato e della ripresa della domanda interna. Inoltre, all’Iran serviranno infrastrutture, anche per recuperare sul fronte della produzione petrolifera, rimasta bloccata al periodo pre-sanzioni. L’Italia per sfruttare le maggiori opportunità commerciali potrebbe utilizzare strumenti come i crediti all’esportazione, ma anche il project financing per le infrastrutture. Tutte leve che in questi anni sono state messe fuori uso dalle sanzioni. Il ‘Made in Italy’ potrà giocare un ruolo da protagonista, aspirando a conquistare la sua fetta di mercato forte degli ottimi rapporti diplomatici e commerciali fra i due Paesi. Da tener presente anche che l’Iran ha 14 economic zone e 7 free trade zone, dove gli investitori stranieri godono di esenzioni fiscali per un periodo di 20 anni con libertà di movimento di capitali e assenza di dazi all’import. Il petrolio sarà una grossa opportunità per l’economia iraniana (si conta che verranno immessi sul mercato mondiale un ulteriore milione di barili al giorno), ma che, per essere sfruttata appieno, richiederà tempo e investimenti. Resta un elemento di incertezza legato all’andamento del prezzo del greggio: in un trend già al ribasso, l’immissione sul mercato della produzione iraniana potrebbe ridurre drasticamente i ritorni provenienti dal settore.

4. Parlando di Made in Italy, non possiamo a questo punto non chiederle di accennare alle opportunità per l’export italiano.

Un tema affrontato di recente anche dal nostro ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che ha riconosciuto l’importanza di riallacciare i rapporti con un vecchio partner economico e commerciale come l’Iran. Per l’Italia c’è la possibilità di riaffacciarsi su un mercato che conta 80 milioni di potenziali consumatori. Secondo le prime stime dell’Istituto di Commercio Estero, nei prossimi 4 anni potremmo assistere ad un aumento dell’export italiano fino a tre miliardi di euro. Con la fine delle sanzioni, le grandi imprese italiane potranno tornare a essere presenti in Iran. Un esempio eclatante è quello di Eni che non ha mai abbandonato il Paese anche dopo l’introduzione delle sanzioni, e che certo prenderà in considerazione l’ipotesi di tornare ad investire in Iran. Prodotti e knowhow italiani sono ancora molto apprezzati nel mercato iraniano e l’auspicabile ripresa di un percorso di collaborazione non potrà che giovare alle nostre imprese. Grandi opportunità potrebbero aprirsi anche per i settori del mobile e dell’automotive ad esempio. Vista la crescita demografica ci sarà bisogno di costruire nuovi alloggi, alberghi o uffici. Importanti potenzialità per il mercato della moda con i suoi brand del lusso. Ed è proprio al mercato del lusso che l’Italia con le sue eccellenze deve puntare per battere una concorrenza molto agguerrita, soprattutto da parte di Cina, Russia e India che, libere dai vincoli imposti dall’embargo, hanno avuto campo libero per consolidare la propria posizione sul mercato iraniano.

5. Le aspettative sono altissime, ma quanto ci si può fidare? Fare investimenti in un Paese come l’Iran quali garanzie offre?

Nonostante l’accordo, i rischi non mancano a causa delle criticità legate all’effetto prolungato che le sanzioni hanno avuto sull’economia iraniana. Le restrizioni finanziarie e commerciali previste dal regime sanzionatorio hanno avuto un impatto negativo sulla solidità dello Stato. L’isolamento dai mercati finanziari ha costretto le banche ad adottare misure piuttosto severe che hanno pesato sui livelli di liquidità. Nel complesso, i rischi di carattere economico-finanziario sono alti, ma non per questo bisogna tirarsi indietro. Come ha sottolineato anche il gruppo Sace, che si occupa di assicurare gli investimenti fatti dalle imprese italiane all’estero, il pericolo di mancato pagamento è elevato anche nel settore privato (banche e corporate) e come sempre accade, gli investimenti nei mercati emergenti implicano rischi maggiori connessi proprio alle incertezze sia economiche che politiche. Ma l’Italia non deve rinunciare a una partita che è appena iniziata. Le nostre imprese devono avere il coraggio di investire traendo vantaggio da questa opportunità e facendo leva sulle loro numerose eccellenze. Nuovi slanci economici non possono che giovare al futuro del nostro Paese.